UN RACCONTO DELLA MIA VITA, UNA VITA ALL'APERTO

Storia di Daniele
A cura di Daniele Violi

Mi chiamo Daniele, nasco nel 1968, a Prato nella frazione Querce, nel paese allora per quei tempi, capitale per eccellenza delle incessanti attività tessili, sono figlio di artigiani, legati al mondo dei tessuti, la mia famiglia di sarti per l’appunto con i nonni legati alle arti e attività che hanno segnato la vita sociale del primo novecento, il nonno materno tappezziere e anche nel retrobottega barbiere, il nonno paterno cavatore.
Fin dai primi anni dopo la scuola media, giovanissimo in controtendenza rispetto alle scelte dei miei coetanei, nasce in me l’aspirazione e il desiderio di vivere all’aperto di potermi dedicare ad attività a contatto con l’ambiente agricolo e la voglia di fare qualcosa di diverso dalle attività di famiglia, che mi spinge fortemente con grossi sacrifici a intraprendere da giovanissimo, di mattina presto con la bici ed il treno, un viaggio quotidiano da una stazione prossima a Prato, in compagnia di un mio giovanissimo amico studente co-aspirante negli interessi di studio; la meta Firenze, per frequentare l’Istituto Tecnico Agrario al Parco delle Cascine; un percorso verso la mia propria formazione culturale, tutta rivolta verso l’ambiente e verso le belle sensazioni che ripagano lo sforzo e l’impegno, sia con l’attività mia preferita della corsa a piedi, che con lo studio, cercando di raggiungere sempre degli obbiettivi. L’opportunità di svolgere un lavoro, da svolgere all’aperto, con la possibilità di poter ricavare il sostegno per condurre una vita dignitosa e che mettesse in pratica tutto quanto era stato motivo di studio per me, dopo brevi esperienze vissute in altre zone agricole, si è affacciata pochi anni dopo la Laurea in Agraria. Finalmente si è presentata, la mia vivacità di vivere appieno una scelta di lavoro e anche di vita, ha determinato la possibilità di realizzare con le mie capacità e di portare avanti le mie aspirazioni esuberanti con la gestione affidatami, dell’attività d’una azienda agricola. Fin da subito ho voluto esprimere la volontà che questa mia responsabilità di lavoro coniugasse sia la necessità produttiva per valorizzare tutte le attività colturali, che la salvaguardia dell’ambiente e le possibili innovazioni che di corredo o meno contribuiscono a far sì che l’agricoltura intesa come ambiente di produzione di beni, svolga ancora un ruolo strategico anche nella struttura sociale e nella vita di tante donne e tanti uomini.

Quotidianamente mi prodigo e pongo attenzione ai buoni rapporti e relazioni con tutte e tutti coloro che lavorano e collaborano per la buona riuscita delle operazioni nelle attività in azienda; la ricerca di un’armonia nell’attività aziendale che comporta fatica e impegno non indifferente per le condizioni che il lavoro agricolo richiede, caratterizza il mio ruolo e il compito che svolgo come responsabile aziendale; avverto consapevolmente il rispetto per la terra e ciò mi induce a pensare quotidianamente all’importanza di contribuire con il lavoro e l’impegno decisionale, a valorizzare l’ambiente, per ricevere quello che poi sono i prodotti per il sostentamento. Nei miei contatti quotidiani con le maestranze di operai senegalesi, di operai italiani, macedoni, rumeni e albanesi che compongono il grosso nucleo di personale che lavora presso l’azienda, nonostante la fatica del lavoro, sono proiettato sempre ad incoraggiare queste persone, sull’aspetto così importante della cura dell’ambiente. Essi, accettano il seme del rispetto del territorio, che a loro elargisco, sentono la contaminazione di un principio che cerco con il mio operato di trasmettere, di un’azione positiva, ma talvolta una parentesi culturale capita e vanifica qualche sforzo formativo e posso notare bottiglie vuote di plastica abbandonate. La mia generazione avverte i cambiamenti, si confronta con la cultura degli anziani potenzialmente enciclopedie di vita ed esperienza, loro lontani dai mezzi informatici; sentiamo la necessità e l’esigenza di promuovere una cultura di rispetto con e per l’ambiente, anche e sopra tutto con la mia generazione, alla quale voglio e tendo a incoraggiare l’adesione ad una attività ed a un impegno lavorativo in agricoltura. Nel mio ambito familiare dopo una notevole occupazione giornaliera piccoli ritagli di tempo libero vengono dedicati alla mia famiglia, alle due figlie che sono innamorate dei cavalli, alle occasioni di un momento per la passione della corsa a piedi, alla lettura. Alla corsa a piedi certo, tante persone hanno modo di osservarmi, e sia che piova o con altro tempo, cerco di correre per ogni dove in alcune strade del circondario. Oltre il pensiero al mio lavoro devo dire che sia la corsa che appunto il mio lavoro, rappresentano un connubio di vita, e sono entrambi legati dalla passione per vivere momenti quotidiani all’aperto, inevitabilmente legati a questo territorio. La mia proiezione nel futuro, vede il mio desiderio ambire, se saranno disponibili le possibilità, di poter raggiungere e permettermi una mia propria casetta, in mezzo al verde con ampi spazi sempre reclamati alla vita, spazi aperti per una vita all’aperto. In fondo io trovo una grande gioia, constatare che un uomo, ma il discorso vale anche per la donna, che si dedica all’ambiente, alle attività legate all’agricoltura, e che riesce a trasmette queste passioni alle generazioni future, per un’eco-sistema compatibile, sappia che ciò è urgente e da realizzare. La positività e l’utilità nel portare avanti l’opera, di chi trasforma l’ambiente conservandolo e utilizzandolo con rispetto, sia per ricavare cibo che per una qualità di vita migliore, questa positività che non ha prezzo, che rappresenta comunque oggi anche il nostro passato, è estremamente importante e serve per il nostro futuro; ciò vale per tutte le generazioni che si confronteranno con il nostro pianeta. Questo è un messaggio, il messaggio di questo racconto.

Commenti

Post popolari in questo blog

ANGELA TRA LE REGINE

LA LEGNA È IL MI’ PANE: IL MESTIERE E LA PASSIONE

IL RIBOLLIR DEI TINI