SONIA: IL CORAGGIO DI COLTIVARE UN SOGNO

Storia di Sonia Moretti
A cura di Daniela Perini

Mi chiamo Sonia, avrò a breve quarantasette anni e sono la conduttrice di una piccola azienda agricola, "La Chiesina", vicino a Monterifrassine.
Abbiamo comprato questa proprietà dalla Curia; un rudere da ristrutturare con terreno annesso che era una vecchia chiesa “del popolo” di Doccia, "Santa Maria a Novoli". La Curia non aveva i soldi per ristrutturarla, anche perché i lavori da sostenere erano molti; la ristrutturazione ha comportato molto tempo, ed ancora non è conclusa. Abbiamo anche il vincolo delle Belle Arti.
Io, il mio compagno, mia figlia piccola, mia mamma, mio babbo – che ci ha appena lasciato lo scorso luglio – e i miei suoceri viviamo qui dal 2001; abitiamo tutti insieme perché ognuno con il proprio lavoro dà il suo contributo. Devo dire che la convivenza non è sempre facile ma a questo punto io credo che non mi separerò mai dal mio compagno, vista l'esperienza della gestione quotidiana di una famiglia numerosa come la nostra. Io e il mio compagno abbiamo mantenuto il nostro impiego, lavoriamo entrambi a Firenze; infatti la proprietà è intestata a mia mamma e a mia suocera. Ci sarebbe piaciuto dedicare tutto il nostro tempo alla nostra piccola azienda, ma il nostro lavoro ci permette di pagare il mutuo stipulato per l'acquisto e le ristrutturazioni.

Nella nostra proprietà abbiamo cinquecento olivi, un piccolo orto ad uso familiare e gli animali: mucche, polli, tacchini, due cavalli, capre, oche… insomma tutti gli animali da cortile.

Non mi posso definire un’allevatrice, perché la mia produzione è ad uso familiare; fare diversamente sarebbe troppo costoso. Per le mucche e gli animali di grossa taglia ci sono pochi veterinari e troppo costosi, non sempre disponibili. A farli partorire ho dovuto imparare io; me lo ha insegnato mio babbo che, da giovane, faceva il contadino. Quando invece devo macellare porto le mucche al macello pubblico con un autotrasporto autorizzato dalla A.S.L, dove mi rilasciano l’attestato di macellazione ad uso proprio. Capisci bene che tutto questo ha un costo. Poi devo scaricare la mucca dal registro, poiché io sono tenuta a tenere un registro anagrafe degli animali, periodicamente controllato alla A.S.L. Produco anche l’olio ma sempre in piccole quantità, perché se volessi fare diversamente dovrei venderlo a prezzi così alti che non potrei competere sul mercato. Per la produzione dell’olio devi mettere in conto la potatura, il concime, la raccolta, il frantoio e l’imbottigliamento. Inoltre dovrei avere una stanza con i requisiti igienico-sanitari per la conservazione. Se invece lo vendessi al frantoio me lo pagherebbero pochissimo.

Quando ero piccola vivevo in campagna; i miei genitori sono originari del Mugello; mi ricordo che andavo nel pollaio, prendevo l’uovo, lo bucavo e lo bevevo che era ancora caldo. Sono cresciuta all’aria aperta con gli animali. Poi mi sono trasferita in città, all’età di sedici anni e insieme al mio compagno e alle nostre famiglie abbiamo deciso di ritornare in campagna. La cosa più bella di questa attività è l’allevamento degli animali, soprattutto quelli di grossa taglia; li facciamo nascere, crescere, e quando torno dal lavoro faccio un giro nella stalla e, a volte, ci parlo. Quando nasce un vitello è sempre emozionante, ormai ho imparato a farli partorire, qualche volta mi capita di dover posizionare la testa del vitellino con le mani perché deve uscire per prima insieme alle zampe anteriori.

Però se devo essere sincera fare una scelta come la mia a livello economico non conviene per niente; la difficoltà sta nel passaggio che la piccola azienda ha nel produrre per terzi, perché i costi sono troppo alti ed è difficile mantenere i prezzi competitivi sul mercato offrendo un prodotto di qualità.

Devo dire che non ho mai tempo libero; a Capodanno, ad esempio, sono dovuta rientrare in fretta e furia perché dovevo allattare il capretto. Nonostante i sacrifici non rimpiango la mia scelta, anche se una cosa è avere un’attività avviata, un'altra cosa è fare come ho fatto io che ho cominciato da zero. I finanziamenti - quando ci sono - sono soprattutto per i giovani imprenditori. La mia proprietà invece è intestata a mia madre e a mia suocera, quindi non ne ho potuto usufruire. Invece la normativa è troppo generica e non tiene conto dei casi singoli; ad esempio, io per la ristrutturazione sono vincolata alle Belle Arti, anche se ormai della chiesa rimangono solo le capriate Inoltre la mia zona, Monterifrassine, è considerata una zona “non svantaggiata”, per cui non ho diritto ad alcun contributo.

Qui manca l’acquedotto; sarebbe necessario un intervento infrastrutturale, abbiamo solo l’acqua dei pozzi. I nostri vicini, che sono proprietari di una grossa azienda, che fa anche agriturismo, nel periodo di siccità hanno dovuto comprare l’acqua. Diecimila euro di acqua, per poter svolgere l’attività, io non potrei farlo. L’acqua è uno degli ostacoli più grossi.

A me piacerebbe dedicarmi completamente all’agricoltura, contribuendo così anche alla salvaguardia del territorio perché con un terreno coltivato si prevengono le frane e le inondazioni e alla sua incentivazione sia per i prodotti che per il turismo.

Il mio sogno sarebbe anche quello di aprire un agriturismo, ma non di lusso come quasi tutti quelli di adesso. Un agriturismo dove gli ospiti vivano veramente la vita di campagna e si mangia insieme ai proprietari a prezzi ragionevoli.

Tutto questo per mia figlia e in memoria di mio padre!

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