OH, BAMBINA


Storia di Rina Perini
A cura di Grazia Perini

Oh, bambina, tu vuoi sapere cose che anche a dirle non ci si crederebbe...

Mi chiamo Rina, sono nata il 29 dicembre del 1922, tra poco ho 92 anni, e quando sono arrivata io, in casa, siamo diventati 26! Avevo 4 fratelli più grandi di me, ma c'erano anche i fratelli del babbo, 3, e 1 cugino con 2 figlioli, poi c'erano le mogli... Poi ,senti, uno zio morì di febbre gialla, o almeno, così ci dissero, ma noi, sai, non si sapeva mica di cosa si moriva; un cugino e un altro zio morirono sulla porta della stalla perché ci cascò una bomba... ma proprio lì la doveva cascare? Un fratello, Mario, cascò da un olivo, si ruppe il bacino e morì.
S'era 26 ma che sapevano leggere e scrivere erano solo il babbo che aveva fatto le scuole serali e la mamma fino alla III; la mamma, in tempo di guerra, scriveva le lettere per 17 donne che avevano il marito in guerra. Io ho fatto la IV e basta, poi, il grembiule che avevo per andare a scuola l'ho finito a raccattare le potature! E per andare a scuola bisognava portare la legna da casa per riscaldarsi.

Si dormiva due per letto in 3 letti per camera, almeno fino a dopo la guerra, sai, non avevamo mica tutti i panni e le scarpe che avete voi oggi! I vestiti erano pochi, e le scarpe erano gli zoccoli, d'inverno, d'estate andavamo scalzi.

Quando si doveva fare il bucato, lavare le lenzuola, prima di tutto bisognava fissare il viaio, se no, quando s'andava a sciacquare i panni si trovava occupato; si faceva il ranno a casa, con la cenere, ci s'aveva una conca grande... ma non si aspettava mica che bollisse l'acqua, se no si sciupava i lenzuoli, le prime acque si facevano senza bollire e dopo che lo sporco era andato via si bollivano. Ci s'aveva sempre delle mani sciupate, perché la cenere seccava la carne. Poi, con il carro, si portavano a sciacquare, ma l'acqua l'era ghiaccia da morire! 

Quando si faceva il pane, minimo erano 45 kg di pane ogni 5 giorni! Eh, tu mi fai ridere, il pane era dappertutto: nella minestra di pane, con le cipolle, la panzanella... ma in tempo di guerra ci si doveva mettere anche le patate per arrivare in fondo perché di grano non ce ne lasciavano mica tanto sai? Specie quando avevamo le opre (1). Ma la fame vera non l'abbiamo mai patita, nemmeno in tempo di guerra, quando si dovette mantenere 4 marescialli tedeschi e un sergente per un paio di mesi... uh, ci mangiarono tutte le galline! Quando ce ne rimasero 7 o 8 si cominciò a fare i fagioli, allora sai cosa fecero? Andarono a Monte (nome di una fattoria, ndr) e rubarono un vitello, tra loro e quelli a Monte lo finirono tutto e a noi non ce ne dettero nemmeno un pezzettino! Ma alle 4 di mattina per governare le bestie, ci andavano i contadini! D'estate, alle 4.30 del mattino s'era già nel campo a lavorare, uomini e donne, a casa restavano i bambini e due donne. Quando potavano, noi si raccattava la legna, quando c'era da vangare si vangava tutti, quando c'era da rincalzare il grano ci s'era tutti e si pigliava anche l'opre perché da noi non ci si faceva.

Si faceva tutto a mano a quei tempi, con la vanga, la marra (2), la falce, il coltro, le forbici e il seghino. Anche il segato (3) bisognava farlo a mano perché avevamo la corrente elettrica solo per qualche lampadina ma non per la forza motrice, allora per tagliare il fieno e l'erba (se no le bestie non l'avrebbero mangiato) ci volevano due uomini a girare una manovella che veniva legata a una fune... e una fila di gente a tirare che l'arrivava in piazza! Anche l'operaio spia ci s'aveva, il capo degli operai messo dalla fattoria, dai marchesi Gondi, oltre al fattore, 2 sottofattori e 2 guardie. Cattivi, cattivi gli erano tutti, anche se vedevano un filo di avena più lunga del grano ti mandavano a levarla, se vedevano 2 fagioli in terra ti dicevano "guarda dove tu hai perso 2 fagioli!" Perché non avevamo imboinato (4) l'aia (l'era troppo vicino alla casa); allora ci mandarono di dietro a battere e tutti gli anni bisognava zappare dove c'era l'erba e trovare il solido per poi imboinarla! Per non darci un piazzale, una capanna, nulla! E quando s'era finito, dove era passato il carro c'era rimasto un po' di grano, io ero a spazzare e mi disse il Guardia "guarda se tu spazzi un po' meglio" e mi toccò a stare zitta, se no ci mandava via, se no gli avrei detto "tieni la granata e spazza te"!

Però quando c'era da segnare non erano mica così precisi, sai? In fattoria ci andava lo zio che non sapeva né leggere né scrivere, cosa tu vuoi che ci capisse? Segnavano quello che volevano. Un anno si colse 60 q.li di pere cosce e 30 q.li di susine. Noi non si seppe né quanto le pagarono né quanto riscossero, dicevano “vi si da il 2%”, ma per avere erano precisi: a ceppo (5) volevano 4 capponi e che fossero di 2 kg l'uno, se erano meno un etto lo segnavano; 10 uova tutti i mesi, alla vendemmia volevano 2 galletti, e poi avevamo i vitelli, madonna avevamo certi vitelli belli...ma a quei tempi mica li pesavamo, il compratore faceva la stima, si sa un po' quanto ci avranno guadagnato, noi come si faceva a giudicare? Il contadino era un disgraziato. Anche quando c'era da medicare il grano, a qualcuno gli pigliava anche la febbre: per non fare tonchiare (6) le sementi, le mettevano in un silos e ci aggiungevano l'acido fenico o qualcosa del genere, e la gente rimaneva stordita, si sentivano male.

E comunque i padroni avevano da ridire lo stesso. Una volta s'era a brucare le olive e s'era già al secondo viaggio col carro e le bestie che facevamo per portare le olive, passò il fattore con due sottofattori e disse "se gli avessero la furia di pigliare le olive che hanno a vendemmiare, avrebbero bell'e finito!" Hai capito? Maledetto! Prova te a brucare tutto con le dita e una cestella in vita (7), ci avrei messo loro per vedere! Non c'erano mica i teli sai? Ci si metteva una balla sotto le ginocchia e si stava in ginocchioni tutto il giorno a raccattarle di terra. I teli sono cominciati dopo guerra, forse fatti dai paracadute, noi ci toccò a comprarli perché quello che ci dettero era piccino e non serviva a nulla. Anche quando si macinavano le olive, per rintuzzarle sotto la macina ci facevano portare le pale da casa, per non consumare le loro. Gli erano tremendi, tremendi. E per darcene quanto? 8 kg a testa, tu ci facevi di molto, con l'opre che si metteva!

Quello che potevamo fare da soli ci arrangiavamo, ma per assottigliare le zappe (rifare il filo), per ferrare i buoi veniva il fabbro da Molin del Piano e si pagava noi, poi si poteva comprare un po' di sale; del nostro si poteva vendere qualche pelle di coniglio, un po' d'olio, un po' di vino e con quello per noi si faceva l'acquerello. Bisognava pagare tutto, medicine, dottore, e prima prima anche l'ospedale, ma se ti mandavano all'ospedale voleva dire che t'eri in fin di vita. L'anno che partorii, ero a pulire un filare di viti, arrivai in vetta ma non ce la facevo più, vomitai anche, così andai a casa e mi misi a letto. Quando non mi videro ritornare venne la Pia a cercarmi e vedendomi la disse "ma codesti son dòli di parto". Sieeh, dissi io, ci ho 12 giorni ancora! (ride)

Si cominciò a stare un po' meglio alla fine degli anni '60, quando si venne via dalla fattoria di Bossi e Lorenzino Pratesi comprò un podere e chiamò noi. Questo Lorenzino era fattore da Parga, lui conosceva quello che ci voleva, conosceva il lavoro e non aveva bisogno d'essere cattivo, comprò il trattore, la bascula per pesare gli animali e anche quando uscì la legge per darci la pensione, lui ci segnò subito e venne anche a dircelo. E poi con De Gasperi che dal 50 ci portò al 53, poi al 55 e poi al 60%. Era giusto, il padrone non durava mica fatica. C'era un casentinese che cantava sempre "Con De Gasperi al governo semo tutti in allegria, si mangia paternostri e si beve avemmaria". 

Eh, per S. Andrea si faceva festa, veniva Trentasoldi in piazzetta, si faceva la pesca, si tirava il cacio su per la strada verso Doccia, per le 40 ore si stava 3 giorni fermi. Guai se il prete veniva a sapere che tu avevi lavorato. Un anno, di domenica, ci si guastò la macchina mentre s'era a battere e per finire c'era rimasto pochino così a Giovanni toccò andare dal prete e chiedere il permesso di finire senza andare alla messa e lui per fortuna ci disse di sì. Ma questo prete era bravo, faceva sempre un pranzo a famiglia, per S. Giuseppe, per carnevale, per le 40 ore... non ci rimetteva mica, sai? Mandava i festaioli dalle famiglie a farsi dare i soldi e poi la sua sorella cucinava per tutti. Una volta, per la festa della Madonna, sono andata anch'io a accattare. Il babbo diceva che metteva in conto anche il pepe!

Ma il nostro mondo era tutto lì, qualche volta si poteva andare a piedi al mercato alla Rufina, per l'anno santo a Pontassieve. Per andare a Firenze s'andava a piedi fino a Molin del Piano e da lì si prendeva la carrozza per Firenze. Quando s'arrivava all'erta di Compiobbi, agli uomini toccava a scendere e spingere! Era buffa la carrozza, una volta c'era una donna arzilla di nulla, lei andava a vendere e comprare le bestie, se ne intendeva più di un uomo. Non c'era mica differenza, sai, se una era in gamba, era in gamba! Io anche sono stata brava nel mio lavoro, quello che mi dicevano di fare facevo, ora non c'è rimasto più nessuno, sono andati via tutti, è cambiato tutto, i contadini non esistono più. 

Io, sarà che sono vecchia e piena di dolori, ma il contadino come s'è fatto noi, gli è bene che sia finito, che non ci sia più.



1 le opere, erano scambi di manovalanza con altre famiglie, alle quali veniva offerto il vitto 
2 la zappa 
3 il mangiare per gli animali 
4 trattamento che veniva fatto all'aia per livellare le pietre e le fessure sciogliendo del letame con l'acqua e facendolo seccare 
5 Natale 
6 prendere il tonchio, acaro dei cereali 
7 piccolo cesto di forma semiovale che veniva legato in vita, a volte anche sulla schiena per avere le mani libere e salire sulle scale

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